Ottobre è il mese che vide nascere una storica, coloratissima ed inebriante tradizione locale.
Nei primi anni '50 la Konynenburg & Mark, un'impresa olandese, dopo un fallimentare esperimento in Tunisia, approdò sulle piane del fiume Tevere a Monterotondo. Qui sperimentò con successo l'acclimatazione dei bulbi di tulipano che dopo la fioritura, verso marzo-aprile, venivano lasciati a riposo per poi essere trasferiti in Olanda a fine giugno e piantati in apposite serre, dove rifiorivano precocemente proponendosi così al mercato florovivaistico, con netto anticipo rispetto agli altri produttori.
La prima piantumazione avvenne sulla proprietà di Giorgi Manforti, ad ottobre del 1951. Di lì a breve una miriade di gemme spuntarono creando un vero e proprio arcobaleno in terra. I fiori appena sbocciati venivano recisi e gettati nel fiume Tevere, l'effetto ottico era sorprendente, il fiume si trasformava in un soffice letto di petali in sinuoso, continuo movimento e i tiepidi raggi del sole primaverile, permettevano al profumo di librarsi nell'aria.
L'idea di utilizzare il primo taglio dei tulipani per allestire carri folcloristici, iniziò a farsi strada nell'estate del 1953, quando Vittorio Alessandroni di ritorno dall'Olanda, dove aveva frequentato un corso di perfezionamento sulle tecniche colturali dei bulbi, raccontò al fratello Massimo detto "Marsichella" anch'egli assunto dalla Konynenburg, di aver visto dei meravigliosi carri floreali. Fu così che, dopo un paio di anni, i monterotondesi diedero vita alla prima edizione della Sagra del Tulipano.
Dopo aver chiesto ed ottenuto il nulla osta dell'azienda a poter utilizzare le teste di tulipano, che sarebbero comunque state gettate nel fiume, non rimaneva che individuare i personaggi con più carisma e competenze, che avrebbero organizzato, guidato e gestito il grande evento.
Furono chiamati in causa il prof. Franco Vanni che inaugurò la prima Pro Loco in Via Gramsci insieme al gruppo "Rieccoce Qua", con presidente Paolo Adoncecchi detto "Paolucciu".
Furono impiegati ben 4.000.000 di tulipani, il successo fu straripante e la manifestazione ebbe risonanza a livello nazionale.
Visti i risultati, gli anni a seguire, si andarono perfezionando le svariate tecniche e le competenze che occorrevano per la realizzazione dei carri: ebanisti, fabbri e maestri artigiani a vario titolo, ebbero modo di mettere in mostra le loro opere e mettersi in luce, di fronte ad un vastissimo pubblico entusiasta.
Il Festival del Tulipano fu di fondamentale importanza per l'economia di Monterotondo e zone limitrofe, l'indotto che generava la fiorente produzione di narcisi, iris e fiori da bulbo in genere diede un grandioso impulso alla nascita e alla crescita delle aziende del territorio.
Gli esperti locali furono talmente bravi, raggiungendo livelli ammirevoli nel perfezionamento della tecnica colturale dei tulipani che, verso la metà degli anni '70, i bulbi raggiunsero livelli di resistenza e produttività tali da permettere alla famiglia Konynenburg di riportare la produzione in Olanda, risparmiando notevolmente su costi di trasporto e gestione della merce.
Questo determinò seppure non immediatamente, un disinteresse diffuso da parte dei coltivatori locali, verso la coltura di questo fiore unico al mondo nella sua sorprendente beltà. Di conseguenza il Festival del Tulipano vide il suo declino e andò pian piano a scomparire, lasciando però nel cuore e nella mente dei carristi, dei partecipanti e degli anziani di oggi, indelebili ricordi all'insegna della felicità, della festa e della condivisione.
Un particolare ringraziamento va a Massimo Chiavistelli per gentile concessione del materiale fotografico e cartaceo.
Fonte: "Festival del Tulipano" editore Piero Leonardi; narratore Mauro Felici.
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